Quando entriamo nel campo “parole” mi emoziono… fin da ragazzino ho sempre avuto un amore indescrivibile per la scrittura.
Potrei elencare chilometri di titoli tra dischi e libri che amo senza misura, ma, dopo un’attenta riflessione, vi elencherò quelli che per me sono in assoluto dei capolavori. Molto spesso non ci si innamora solo di un’opera, ma anche del periodo di vita in cui assorbiamo per la prima volta quell’opera. I ricordi, le sfumature, i profumi… tutto questo ci fa innamorare di ciò che stiamo ascoltando, leggendo, guardando e toccando.
In questo articolo parlerò dei dischi ( ne farò un altro legato ai libri)… ne ho selezionato qualcuno in più rispetto ai libri, forse perchè con la musica ho un legame davvero importante e quindi non me la sono sentita di sviscerare solo 2 o 3 titoli e non andrò nemmeno in ordine di anno di pubblicazione… semplicemente li racconterò.
Il primo è Talib Kweli & Hi Tek “Reflection Eternal”, un album incredibile. Ricordo che facevo il servizio civile a Crema ed ero diventato amico del proprietario di un negozio di dischi ben fornito. Andavo quasi tutti i giorni in quel posto e spendevo tutti i miei risparmi lì. Dopo qualche periodo io e il proprietario eravamo diventati buoni amici e lui mi permetteva sempre di ascoltare i dischi prima dell’acquisto. Un giorno, tornando a Varese in occasione del mio riposo settimanale, Dj Ronin mi fece ascoltare Talib Kweli & Hi Tek “Reflection Eternal”… non potevamo smettere di mandare in loop le canzoni, dentro quel vinile c’era una magia e una cura dei dettagli che ti faceva emozionare. In Italia non si trovava in formato cd e quindi tornai dal mio amico del negozio di dischi e lo ordinai facendolo arrivare direttamente dall’America. 49.000 lire, in media un disco costava 15.000/20.000, ma non esitai un secondo ad acquistarlo… ogni canzone era un viaggio, ogni rullante ti strappava il cuore… ancora oggi lo ascolto e mi fa sempre lo stesso effetto.
Il turno ora passa a Dr Dre “The Chronic”… ho sempre adorato alla follia la west coast del rap e quel disco è un gioiello ricavato da una spremuta di suoni, rime, strada e gang. Dr Dre, spesso accompagnato da un giovanissimo Snoop Dogg, ha rivoluzionato il modo di fare musica con quel disco e ancora oggi classici come “Nuthin’ But a “G” Thang” o “Let Me Ride” risuonano forte in tutto il mondo. Ricordo che andavo alle serate al famoso “Treno di mezzanotte” a Varese e Kaso, il vocalist dei party, mi aveva regalato delle cassette registrate, tra cui questo intramontabile classico della west coast.
Eminem “Marshall Mathers LP” mi ha fatto letteralmente decidere di intraprendere la strada della musica… quel disco è un flash senza precedenti… Eminem è irriverente, preciso metricamente, profondo e ironico… un qualcosa di mai ascoltato fino a quel momento. Credo che questo album rappresenti il massimo splendore della carriera di Eminem, eguagliato forse solo da “The Eminem Show”, suo degno successore. E’ impossibile non menzionare il capolavoro “Stan”, credo di averla ascoltata un miliardo di volte. Piccolo aneddoto, a quel tempo mi chiamavo artisticamente “Dido” con la “i” e nel momento in cui “Stan” prese il volo mi convinsi definitivamente a sostituire la “i” con la “y” per differenziare il mio nome d’arte dalla ormai famosissima cantante che intonava il ritornello del brano con Eminem.
Ora passiamo a Jaylib “Champion Sound” e qui la storia è davvero originale. Un giorno vado al Media World e nei cassoni delle offerte trovo questo album, Jaylib “Champion Sound”. In quel periodo il rap non era molto popolare in Italia, specie dischi come quello, e quindi ogni volta che trovato un disco del mio genere preferito ero sempre tentato all’acquisto. Non avevo mai ascoltato nulla del duo di producer Jaylib (formato da Madlib e J Dilla, quest’ultimo morto nel 2006), ma il prezzo era così invitante che non potevo farmelo sfuggire: 5 euro. Arrivo a casa, scarto il disco, metto nel lettore cd e comincio a leggere i crediti del disco, come di consueto. Permetto, J Dilla e Madlib sono sempre stati in primo luogo produttori musicali, quindi sentirli rappare era qualcosa di totalmente nuovo, almeno per me. Al primo ascolto il disco mi aveva fatto schifo… non riuscivo minimamente a comprenderlo… suoni campionati e impazziti, rap molto strano. Il giorno dopo però qualcosa mi aveva spinto a riascoltare quell’album, non so perchè… riparto dal primo brano… il secondo… il terzo… il disco comincia a prendermi inspiegabilmente. Al terzo ascolto divenne una droga, non potevo smettere di ascoltarlo, ero incantato da quello che le orecchie catturavano. Ero io a non aver capito il viaggio dei due producer… un album destinato a rimanere nel tempo, spesso, non ti cattura al primo ascolto, ma ti lascia quel qualcosa di incredibile che ti fa tornare a divorarlo. Sono felice di aver dato a quel disco una seconda possibilità.
Danger Mouse & Jemini “Ghetto Pop Life” è un capolavoro. Punto. Potrei non dire nulla di più e lasciare spazio solo all’ascolto. Danger Mouse ha realizzato dei beat in quel disco che vanno oltre la bravura umana… mischiava la old school (soprattutto nelle scelte delle batterie) con i suoni più attuali di quell’anno. Incredibile. Jemini è un mc piuttosto classico e pulito nel rappato, forse nulla di sconvolgente, ma perfetto nel cavalcare le produzioni di Danger Mouse… se non lo avete mai ascoltato, siete fortunati, vorrei ascoltarlo io per la prima volta e restare a bocca aperta ad ogni traccia.
Arriviamo così all’ultimo consiglio… non ultimo per importanza… 50 Cent “Get Rich Or Die Tryin'”. Questo disco mi ha accompagnato per un periodo bellissimo della mia vita dove io e Dj Ronin andavamo ad un sacco di serate con la sua Panda ascoltando a ripetizione i brani di “Get Rich Or Die Tryin'”… mi viene solo un’espressione “porca troia”… uno schiaffo per le orecchie. Beat da paura e flow di 50 Cent che ti catturava immediatamente… il gioiellino, prodotto da Dr Dre & Eminem, ci ha messo un attimo a scalare le classifiche mondiali (“In Da Club” la prima vera hit) ed era così carico di energia che scommetto che anche la Panda di Dj Ronin in alcuni tratti andava più forte spinta dalla potenza di quell’album.
